Ciao, venerdì è tempo per i 5 punti luce della mia settimana che voglio condividere con te. Questa settimana esploriamo il rapporto con i nostri genitori e i nostri avi.
Il libro che sto leggendo
Il primo punto luce di questa settimana è “La Strada” di Cormac McCarthy. Il romanzo del 2007, racconta la storia di un padre e un figlio in cammino verso una salvezza apparentemente irraggiungibile in un mondo post-apocalittico.
In questo viaggio senza futuro, viene ricostruito in maniera nitida il passato di padre e figlio, unico appiglio per provare a sperare in un domani diverso.
Il loro presente è invece racchiuso in un derelitto carrello della spesa, immagine ricorrente e simbolica di tutto il libro: tutto può ridursi fino a stare all’interno di carrello come i beni materiali, il legame tra un padre e un figlio va oltre le dimensioni e oltre le catastrofi.
Il film che ho guardato
Un film che prende il tema del rapporto tra genitore e figlio da molto alla larga, ma riesce, minuto dopo minuto a compiere un’epifanica parabola sul tema è “Il Divin Codino”. Il film, con la regia di Letizia Lamartire e protagonisti Andrea Arcangeli, Valentina Bellè e Andrea Pennacchi, racconta la carriera di Roberto Baggio dagli esordi nel Vicenza fino al 2002, anno di un clamoroso recupero dopo un grave infortunio per provare a guadagnarsi la convocazione in Nazionale per il suo ultimo mondiale.
I tormenti fisici e spirituali del “Divin Codino”, soprannominato così per la particolare acconciatura adottata dal calciatore, nei suoi anni giovanili trovano pace nel buddismo e nella meditazione ma riaffiorano durante i Mondiali 1994, con il celebre rigore sbagliato in finale, e all’inizio del nuovo millennio, quando Baggio non trova più squadre disposte ad ingaggiarlo.
In queste difficoltà che il campione si trova a dover superare c’è sempre il confronto con la severa figura paterna. Confronto che vive un crescendo fino ad un commovente finale, che svela “l’uomo dietro al campione” come canta Diodato nel brano che fa da colonna sonora.
La canzone che mi ha accompagnato
Non sono sempre i figli a dover capire i genitori. Spesso è il contrario. Questo penso a questo assioma la melodia che accompagna la riflessione è sempre “Think About Things” dei Dadi Og Gagnamagnid.
Dadi Freyr, il leader di questa particolare band islandese in gara all’Eurovision 2021 (non con questa canzone), nel 2020 si chiedeva cosa potesse pensare delle cose e del mondo la figlia appena nata.
Lei “non ha ancora imparato a parlare” e allora come capire se sta apprezzando la compagnia del padre e i suoi sforzi per essere all’altezza del compito?
La soluzione è semplice, essere presenti e disposti all’ascolto: “Magari saprò cosa dire, ma anche in caso contrario io ci sarò sempre […] Credimi, io ci sarò sempre, così potrai raccontarmi qualsiasi cosa e io ascolterò”.
L’articolo che ha attirato la mia attenzione
“Iran, una donna di 80 anni si toglie il velo per protesta: “Se non protestate siete codardi”” di Marianna Grazi pubblicato su Luce! il 19 ottobre 2022.
La citazione su cui ho riflettuto
“La vergogna di essere genitore – una vergogna buona – è che vogliamo che i nostri figli siano più integri di come siamo noi, che abbiano risposte soddisfacenti.” Jonathan Safran Foer (1977-), dal libro “Se niente importa”, scrittore.
La bellezza della luce sta nella possibilità di essere riflessa e sparsa con abbondanza per illuminare sempre di più. Per questo, per portare contenuti sempre più pertinenti ed interessanti aspetto un tuo feedback sul punto luce che più ti ha colpito o meno.
Buon fine settimana.
Kalipè
Donato Cafarelli
Classe 1996, di Peschiera del Garda. Laureando in Ingegneria Informatica ma pronto ad abbracciare la comunicazione, sua grande passione, anche in ambito accademico. Ha scritto per alcuni blog di tecnologia in passato e attualmente è una delle firme del blog più letto d’Italia a tema Eurovision. É attivo nel volontariato dove svolge il ruolo di responsabile comunicazione per un’associazione di under-35 nazionale. Due sue grandi passioni sono il ciclismo e la musica.
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