Prigionieri di un sogno: istruzioni d’uso

by Valentino Cerrone

Il sogno, dalla letteratura, passando per la filosofia, fino alla psicologia, ha sempre rappresentato un potentissimo ed inesplorato strumento, ancor oggi oggetto di studi e vivaci discussioni.

 Il sogno è capace di orientare il nostro modo personale di percepire e vivere la realtà nonché di (ri)programmare il quotidiano agere, verso un potenziale e futuribile punto di approdo. 

Nella dimensione psicologica e nello specifico nella psicoanalisi, è soprattutto la portata simbolica e percettiva del sogno a giocare un ruolo trainante: a ben osservare infatti, nella “notturna” dinamica di nascita e sviluppo dei desideri, è come se fosse sollevato un velo su tutto ciò che rimuoviamo durante il giorno, che poi riaffiora, allorquando le nostre difese sono più basse; rimosse le paratie i sogni ed i pensieri più reconditi sono liberi di fluire e si manifestano in forme e significazioni differenti e spesso contraddittorie. 

 Come ci ha spiegato brillantemente Freud, il sogno ed i desideri, sono a livello  inconscio una straordinaria molla o spinta ideale, che però nel piano conscio, vengono percepiti a volte come pericolosi o/o generatori di preoccupazione, quindi  spesso non implementabili nella realtà fenomenica e quindi addirittura irrealizzabili.

In merito ha brillantemente sintetizzato Freud chenon siamo padroni a casa nostra” : anche se  frequentemente, nel pianificare le nostre vite, abbracciamo un sogno e decidiamo di dedicare le nostre energie per perseguirlo,  è sempre la parte inconscia della mente, uno dei labirinti inesplorati del nostro cervello nel quale nascono e si sviluppano con una propria dinamica i desideri, ad essere il perno di ogni meccanismo di azione e reazione.

È  proprio lì dove ognuno di noi deposita le verità emotive, nella zona grigia dove albergano i fantasmi, che si va a determinare la prospettiva ed il risultato del desiderio o del pensiero sepolto. 

Purtroppo, la realtà mette a nudo questa contraddizione: tra le virtù taumaturgiche che riponiamo nel sogno, la sconfinata fede nella nostra capacità di potenza, nell’orientamento di ogni segmento della vita e le sotterrane dinamiche, che effettivamente trainano il risultato in segno positivo o negativo, sancendo il successo o l’insuccesso, c’è una divaricazione forte, difficile da inquadrare e gestire nella frenesia della quotidianità.

Quando scopriamo questa stridente aporia, inizia un pericoloso travaglio, il lacerante conflitto che si tramuta in frustrazione e ingabbia molti di noi nello scoramento e nella inazione. 

Da catapulta verso splendide ed ideali prospettive, i sogni si trasformano in gabbie asfissianti, che se non gestite con consapevolezza ci trascinano in un tunnel.

Solo restituendo al sogno la giusta misura, rendendolo sostenibile e percorribile, libero da ogni tara ed aspettativa superflua, che inconsciamente è eteroindotta dalla società performante nella quale siamo immersi, potremmo tornare a beneficiare delle sue potenzialità e continuare a crescere ed arricchirci di esperienze.

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