Una delle frasi più abusate anche nella comunità scientifica, tratta dal Capolavoro Il Piccolo principe di Antoine De Saint-Exuper “l’essenziale è invisibile agli occhi” è diventata per me e per milioni di persone, nel corso degli anni, come la lente del microscopio che ha permesso agli scienziati di biochimica di disvelare i segreti e le dinamiche che attraversano i nostri organi ed il mondo naturale.

Al giorno d’oggi, sempre più spesso i mass media ed i modelli dominanti o di riferimento ci veicolano una sorta di onnipotenza prêt-à-porter, una capacità di plasmare e gestire la realtà e le sue infinitesime variabili quasi assoluta, che non contempla arresti, passi falsi e fragilità.

Se a livello di marketing questo scenario funziona e permette ottimi margini, lo stesso non può dirsi per il nostro tempio, ovvero il nostro corpo e la nostra anima, che come la pelle e gli organi, a livello biologico e chimico, sono spugne che assorbono gli input esterni ed interagiscono e retroagiscono con le nostre emozioni, siano esse positive e negative.

Sarà capitato a tutti, almeno una volta nella vita, di provare un cortocircuito tra corpo, mente ed anima, di sentire un ospite inaspettato, che improvvisamente bussa alla nostra porta, nei momenti di maggiore sconforto o di iper stimolazione.

Quell’effetto paralizzante che poi scopriamo essere ansia, ad un certo punto emerge e si presenta, o anche lo tsnunami che ci travolge dopo i primi segnali, il noto attacco di panico, che può manifestarsi in differenti forme e modalità.

Senza avere la pretesa di entrare nel tecnicismo, compito che è giusto venga svolto dagli addetti del settore, a scopo esemplificativo, scorrendo i vari elenchi, sarà capitato di provare una leggera tachicardia, brividi, percezione del soffocamento, mancanza di equilibrio, formicolii, timore improvviso perdere il controllo, paura di morire, dolori concentrati in alcune parti del copro o irrigidimenti muscolari.

Se tutti ci bombardano su quali tecniche mettere in campo per prevalere e guadagnare un posto in prima classe nella elité sociale, pochissimi ci allertano su questi sintomi e dinamiche che possono essere correttamente gestiti e indirizzati, ma che se sottovalutati minano pesantemente la nostra qualità di vita e potrebbero esporci in futuro, a conseguenze nefaste per l’autostima e la vita in generale, buttandoci nell’insicurezza e sabbie mobili.

Un’educazione ai sentimenti, alla gestione delle emozioni, non è solo un modo per armonizzare queste dinamiche sotterranee e vitali della nostra esistenza e del nostro corpo, ma potrebbe essere uno strumento preziosissimo per dipingere sulla tavolozza della nostra vita quello che proviamo e desideriamo con i colori e le forme che meglio ci rispecchiano.

Concludendo, restituire alla nostra parte più autentica la possibilità di esprimersi e farla diventare compagna di viaggio ascoltandola, è una delle tappe più affascinanti che possiamo percorrere per fare della felicità e dell’autostima concreti e quotidiani approdi.