Sarà capitato a molti di attraversare un periodo della vita durante il quale, o per difficoltà o semplicemente per una pausa di riflessione, ci si trovi in uno stato di impasse.
Durante quelle fasi siamo sospesi in una bolla, tesi fra oltrepassare la linea di arresto mentale e superare le criticità o semplicemente rimanere fermi, immobili, prigionieri dell’incertezza e del caso.
La vita però è come un cammino, non bisogna mai dimenticarlo: per quanto ci si sforzi di programmare, anticipare con le categorie del pensiero la fluida realtà, è l’imprevedibile e la sorpresa a rappresentare la rottura della routine e anche la possibilità di mutare schemi e obiettivi.
Se l’opzione filosofica del carpe diem oraziano, nel corso dei secoli ha rappresentato l’antidoto migliore contro la pigrizia e il mal di vivere, un monito di accettazione della vita in tutte le sue sfaccettature, la valorizzazione dell’attimo come scintilla dell’agire e del pensare, negli ultimi venti anni una tendenza sta emergendo e consolidandosi nei nostri costumi moderni.
Mentre il carpe diem era basato sulla riflessione pro-attiva e sull’accettazione del divenire, molti di noi rimangono intrappolati nella ragnatela dell’istante o del ricordo, uno stato nel quale decidiamo di sospendere ogni iniziativa per cullarci nella malinconia e nel ricordo, vogliosi di restaurare uno status quo che in pratica è impossibile replicare.
Se il ricordo può agire da lenitivo del dolore o rifugio durante le tempeste, in assenza di una scintilla, di uno scatto in avanti, questo rischia di tramutarsi in un fardello pesante che ci rende incapaci di programmare e gettarci nella mischia.
In sostanza, se rimaniamo intrappolati nel ricordo o decidiamo di permanere nella confortevole atmosfera dell’istante, e nello stesso tempo, adottiamo la tecnica procastinazione, lo spostare in avanti ogni programma, come stelle polari, rischiamo di vanificare proprio l’insegnamento di Orazio sul presente.
Non solo sprechiamo il presente, non valorizzando il campo di azione e riflessione privilegiato sul quale possiamo incidere con maggiore efficacia, ma non ci accorgiamo che così facendo non plasmiamo nemmeno quei mattoni con i quali costruiamo quel futuro che tanto ci fa paura ed affascina.
Valentino Cerrone
Irrequieto visionario, giurista atipico, con una passione per gli sport di endurance, la lettura e l’arte. Appena può parte per un nuovo viaggio. Dopo la laurea in Giurisprudenza ed in economia, ha conseguito una specializzazione in Professioni legali internazionali a Strasburgo e un master in Economia e management dell’innovazione sociale. La continua voglia di migliorarsi lo hanno spinto spesso a intraprendere esperienze lavorative all’estero in più ruoli ed aree tematiche (Regolazione, Politiche regionali europee e fondi strutturali, coesione e competitività, innovazione sociale ed economia della cultura). Le sue città preferite sono Napoli, Siviglia, Lisbona.
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